Martedì 24 settembre. Cento. Chiesa di San Lorenzo.
Introdotta e accompagnata nella visita dall’impeccabile Elena Bastelli, comincio la mia visita alla mostra del Guercino, ancor più emozionata perché le opere, alcune, provenienti, da Forlì, la mia terra d’origine. Partendo con un paragone ignorante, la panoramica generale, un colpo d’occhio autunnale, colori cupi, come il cielo plumbeo novembrino, nel quale si stagliano i vibranti colori delle foglie cadenti, i rossi, i gialli, i primi bianchi fiocchi di neve. Guercino, a discapito del difetto e del nome, ci vedeva bene, sapeva dove andava e dove voleva andare, col colore, l’effetto e certamente anche la sua vita e evoluzione personale. Forse non è un caso che nell’essere un maestro della tela lo fosse ancora di più nel ritrarre i piedi. Li ho guardati bene, da vicino. Sembravano in carne e ossa, vibranti quasi a uscire dal dipinto. Nella “Vegine assunta” colpisce la modernità della corona, in un simil “american style” di una statua della libertà contemporanea. Era avanti il Guercino, nella sua capacità nel gestire i pericolosi bianchi, potenzialmente indomabili e virulenti, nel rendere umani i putti “conversanti”. Due opere ancora mi hanno colpita, l'”Annunciazione” e “Il padre eterno benedice sant’Anna e san Gioacchino in preghiera”. Entrambi, ma soprattutto il primo, hanno una caratteristica, quella di sembrare due quadri in uno ovvero, un quadro invisibilmente tagliato a metà, uno sopra e uno sotto. Una parte alta, con più azione e una parte bassa, più statica. Nell’Annunciazione, aiutandosi, usando toni diversi di blu, più intenso nel lato sottostante, più chiaro e sfumato sopra. Più particolari e movimento, oggetti, sopra, meno cose e movimento sotto. Così nell’altro. Una novità, credo. Come avere due opere in una, se proprio vogliamo spingerci in un’assurdità. Il Guercino ha avuto una vita intensa, di viaggi e incontri con personaggi importanti finché non è tornato e si è stabilito a operare nella sua terra natale dove il personaggio importante è poi divenuto lui stesso, attirando neofiti pittori al suo laboratorio da tutte le parti del mondo. La sua passione unita alla sua bravura lo rendevano un maestro da seguire molto ricercato. E oggi un indiscusso e indiscutibile genio dell’arte pittorica. Grazie Elena. Grazie Guercino.
Chiara Domeniconi