I portici di Bologna, Patrimonio dell’Umanità Unesco, e il Patrimonio urbano calabrese
Inaugurata a Cutro (Kr) “L’occhio tra i portici”, significativa Mostra di pittura che invita ad una nuova e attenta riflessione sulla necessità e le dinamiche di riqualificazione e rigenerazione architettonica
Questo l’importante messaggio: arte e legalità al servizio del decoro urbano, del rispetto del suolo e dell’ambiente, della pacifica, civile e armoniosa convivenza capace di contemplare tutte le istanze sociali. L’iniziativa proseguirà con altre proposte artistiche e un cartellone di incontri con grandi architetti chiamati a discutere del tema e offrire soluzioni.
L’Unesco nel 2021 ha dichiarato i portici di Bologna “Patrimonio dell’Umanità”, ma i bolognesi sapevano già da tempo che quei svariati chilometri di archi stavano a rappresentare un caso unico di “spazio intermedio tra dentro e fuori” e che erano comunque qualcosa di raro. Stare sotto i portici, è curioso. Sei in strada, ma anche in casa. Sei fuori, ma sei dentro. All’aperto, ma con il tetto sopra. Se piove, non ti bagni. E se c’è il sole, stai all’ombra.
I portici di Bologna – non si pensa sovente a questo – sono poi anche un esempio di come una cosa nata in modo spontaneo, casuale, disordinata e disomogenea, sia diventata grazie alla regolamentazione della legge, che ne ha prontamente ed efficacemente disciplinato la realizzazione, addirittura un Patrimonio dell’Umanità, un bene luminoso e pregevole da tutelare, proteggere e conservare. I portici, oltre che a Bologna e in varie altre città del nord Italia e dell’Europa, si vedono comunque in molti luoghi, legati a tanti edifici nati spontaneamente in vario Sud del mondo, al solo fine di venire incontro all’esigenza dell’uomo di far fronte alle esigenze abitative. La rinascita urbana e sociale di tanti posti, Cutro inclusa, potrebbe e dovrebbe perciò cominciare proprio dalla riabilitazione del patrimonio urbano sul modello dei portici bolognesi, ma non solo su questo, saldando intanto meglio, indissolubilmente e consapevolmente, architettura e urbanistica ai principi indispensabili della legalità, e dotandosi di un saldo impianto normativo chiaro e assolutamente ineludibile.
È questa la riflessione importante, suggerita anche dai testi illustrativi scritti a corredo, che monta su decisamente visitando la Mostra di pittura “L’occhio tra i portici” che nelle sale del Comune di Cutro raccoglie opere di ben 233 artisti che raccontano l’infrastruttura urbana di Bologna da ogni lato. “Il pensiero che viene dai contenuti di questa particolare esposizione – spiega Francesco Cordua, presidente dell’Associazione ‘Arte sotto i portici’ (www.artesottoiportci.it) di Bologna, originario di Cutro dove ha vissuto fino alla maggiore età, e nume tutelare di questa kermesse emiliana lunga tredici edizioni con la mostra en plein air capace di richiamare artisti da ogni parte del mondo, che ha voluto donare questa collezione al Comune di Cutro – è per le amministrazioni del Sud del mondo: trasformare finalmente il disordine, la confusione, la pochezza di edifici nati ‘per caso’, rendendoli parte di un nuovo contesto più armonioso in cui possano intanto ritrovarsi i canoni della migliore tradizione costruttiva locale, e poi specchiarsi ed esserne degni, della bellezza del paesaggio naturale tutt’intorno. Ciò non è utopia, sogno. È cosa possibile e praticabile. Gli esempi, in tal senso, sono tanti e dappertutto. Quello che serve, è la mediazione delle leggi, la legalità al servizio del decoro urbano, del rispetto del suolo, dell’ambiente e della pacifica e civile convivenza capace di contemplare tutte le istanze sociali”.
Tornando alla kermesse bolognese, gli artisti negli anni sono stati invitati da Cordua a ritrarre i portici in loro opere realizzate in “simposio”, dal vivo. Ne è venuta fuori una collezione stupefacente, originale, con queste meraviglie cittadine raffigurate, interpretate e “raccontate” da più angolazioni e prospettive, e che viste tutte assieme hanno finito per costituire una Mostra nella Mostra, un patchwork coloratissimo e suggestivo. E anche, naturalmente, un prezioso e ulteriore contributo alla promozione dei portici stessi (pure se, come giustamente ha scritto Vittorio Sgarbi col suo abituale acume -: “i portici di Bologna non hanno bisogno del riconoscimento di nessuno, poiché patrimonio culturale dell’umanità lo sono già. E da sempre. Rappresentando l’anima più vera di una città che ha saputo fare della trasmissione e del godimento del sapere, un modo di essere. E di mostrarsi al mondo”).
Durante questo suo pregevole impegno nella città felsinea, Cordua non ha nascosto il suo “sogno nel cassetto”: la parallela volontà, cioè, di trasferire, prima o poi, una parte di questo suo know how operativo-artistico-culturale altrove, replicando un’iniziativa similare, ma contestualizzata nella sua originaria Calabria e nell’amata terra natia, assolutamente affascinato in particolare dal territorio dei “Calanchi del Marchesato” tutt’intorno Cutro, là dove volenterosi e meritevoli professionisti dell’omonima Associazione stanno lavorando per farne un eccezionale Parco.
E così è stato… A Cutro ecco ora, tutta da ammirare, la bella collezione di opere, e la contestuale inaugurazione della Mostra a cura dello stesso Francesco Cordua affiancato nell’occasione dal sindaco Antonio Ceraso, dal senatore Maurizio Mesoraca, dalla delegazione del Comune di Reggio Emilia con la consigliera Palmina Perri, presente anche il sindaco di Vietri sul Mare (Sa) Giovanni De Simone. Tutto in partnership e con la fattiva collaborazione dell’Associazione “Diego Tajani”, della “Cooperativa sociale Etica”, delle Associazioni “Calanchi del Marchesato” e “Le Arnie”, e con il patrocinio del Comune di Cutro.
Forti plausi all’iniziativa da parte dei presenti all’inaugurazione, anche per l’annunciata volontà, espressa convintamente da Cordua e avvalorata dal sindaco, di proseguire nell’impegno di animazione artistica e culturale di Cutro con nuove mostre (e alcune importanti “riscoperte” di artisti di qui originari), e con la bella prospettiva di dotare il comune di un nuovo Museo di Arte contemporanea.
Poi anche per la dichiarata volontà di ritrovarsi a breve per godere di un “cartellone” (in corso di organizzazione) che prevederà incontri e lectio magistralis con alcuni grandi architetti chiamati a discutere proprio del tema della rigenerazione urbana, e ad offrire concrete soluzioni operative per recuperare, rinnovare, ripristinare i tessuti cittadini, invertendo così la curva del degrado con un impatto netto positivo sull’ambiente cittadino e naturale, reso più resiliente e in grado appunto di resistere, durare e svilupparsi.
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