Il Parlamento di Kiev ha proposto di vietare in Ucraina i libri scritti da autori russi. Analoga sorte dovrebbe toccare alle opere musicali. Per un paese così ansioso di entrare nell’Unione Europea è evidente la contraddizione con l’articolo 2 della “Carta dei diritti fondamentali” dell’Unione Europea, a difesa della libertà d’informazione e del pluralismo culturale.

Già nel 2019, lo stesso Parlamento aveva votato una legge che proibiva l’insegnamento in russo nelle scuole, e imponeva l’immediato passaggio ai libri di testo ucraini.

La guerra si dimostra distruttrice non solo di vite umane e portatrice di sofferenze, ma dimostra anche una stupidità abissale nel mettere al bando opere d’arte intrise di bellezza. Questa ingenuità vandala è arrivata nei mesi scorsi anche in Italia, con alcuni buffi episodi, come l’ostracismo a Dostojevskji da parte dell’Università della Bicocca, che ha “temporaneamente rimandato” le lezioni di Paolo Nori sul grande scrittore.

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