Roma – Martedì 26 gennaio il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è salito al Quirinale per rassegnare le dimissioni. Non è bastato l’appello ai responsabili in Parlamento per far rientrare la crisi voluta da Matteo Renzi. Non è stato sufficiente che Giuseppe Conte ottenesse la fiducia in entrambe le Camere (anche se in Senato Italia Viva si è astenuta) e che si facesse garante delle trattative per formare una terza gamba capace di sostituire Italia Viva. Non sono bastati i vari Ciampolillo, Mastella, e Maria Rosaria Rossi. Conte non ha asfaltato in Parlamento Matteo Renzi.
Il Presidente Mattarella ieri ha dato il via alle consultazioni incontrando il Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e quello della Camera dei Deputato Roberto Fico.
Oggi sono previsti gli incontri con il Gruppo Parlamentare “Per le Autonomie (SVP-PATT, UV)” del Senato della Repubblica, i rappresentanti dei gruppi Misti del Senato e della Camera , Liberi e Uguali, Italia Viva e il Partito Democratico.
Domani invece sarà il turno di Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega, Cambiamo e del Movimento Cinque Stelle.
Vedremo se oltre al Pd, Leu e M5S ci saranno altri sostenitori per un Conte Ter, o se si andrà ad elezioni (ipotesi molto remota), o si troverà un Papa straniero per portare a termine la legislatura e che affronti l’emergenza covid e il PNRR.