Il CSM è l’organo di autogoverno della magistratura. Dovrebbe garantire l’autonomia e l’indipendenza della magistratura dagli altri poteri dello Stato, in particolare da quello esecutivo, secondo il principio di separazione dei poteri espresso nella Costituzione della Repubblica italiana.
Le funzioni di autogoverno del Consiglio superiore della magistratura quindi in materia di stato giuridico dei magistrati, riguardano:
assunzione (sempre tramite concorso pubblico);
assegnazione ad un incarico;
promozione;
valutazioni di professionalità
trasferimento;
attribuzione di sussidi ai magistrati e alle loro famiglie;
procedimento disciplinare dei magistrati ordinari ed onorari;
nomina dei magistrati di Cassazione;
nomina e revoca dei magistrati onorari.
Il Consiglio superiore della magistratura è composto da 27 membri e presieduto dal Presidente della Repubblica che vi partecipa di diritto insieme al primo presidente e al procuratore generale della Corte suprema di cassazione. Gli altri 24 componenti sono eletti per i 2/3 da tutti i magistrati ordinari tra gli appartenenti a tutte le componenti della magistratura (membri togati, 16) e per 1/3 dal Parlamento riunito in seduta comune tra i professori universitari in materie giuridiche e avvocati che esercitano la professione da almeno quindici anni (membri laici, 8). Con la presenza di questi ultimi i costituenti vollero impedire che l’autonomia e l’indipendenza della magistratura si trasformasse nella creazione di una specie di casta separata da tutti i poteri dello Stato e gelosa dei suoi privilegi.
Oggi il vicepresidente del Csm è David Ermini, eletto nel 2018.