Diritti Umani – L’universalità è ancora un’utopia

Il 10 dicembre del 1948 la United Nations General Assembly (UNGA)[1] riunita a Parigi adottò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Questo documento è costituito da 30 articoli che stabiliscono i diritti di libertà ed eguaglianza individuale, i diritti nei confronti della comunità, le libertà fondamentali e i diritti economici, sociali e culturali valevoli per tutti gli esseri umani. Il 10 dicembre è diventata così la giornata mondiale dei diritti umani.

Dei 58 paesi presenti in quell’occasione solo 48 si dichiararono a favore e votarono il documento mentre gli altri, pur non votando contro, si astennero. Questi paesi furono: Regno dell’Arabia Saudita, Repubblica del Sudafrica, Cecoslovacchia, Jugoslavia, Repubblica di Polonia, Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, Repubblica Socialista Sovietica Bielorussa. La Repubblica dello Yemen e la Repubblica dell’Honduras non parteciparono al voto.

Il fatto che non tutti i paesi partecipanti fossero favorevoli al documento risiede nelle profonde differenze politiche, sociali e religiose che le nazioni si portavano dietro. Problematiche come l’Apartheid[2] in Sudafrica, una diversa visione della libertà di espressione in URSS e il fatto che in paesi come l’Arabia Saudita sia la religione islamica, attraverso Allah, a regolare i rapporti tra gli individui resero il lavoro ancora più difficoltoso.

Prendendo in esame i soli primi cinque articoli di questo documento (vedi tabella) e facendo mente locale sui molteplici e tristi eventi che si susseguono senza sosta nel mondo, ci rendiamo già conto di come, dopo oltre settant’anni, molti dei diritti inviolabili dell’uomo siano purtroppo un’utopia per molti esseri umani.

Articolo 1
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
Articolo 2
Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico internazionale del paese o del territorio sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità.
Articolo 3
Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.
Articolo 4
Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma.
Articolo 5
Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizioni crudeli, inumane o degradanti.

(Tabella: Primi 5 articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani)

Il paladino dei diritti civili degli afroamericani Martin “Luther” King Jr. (1929-1968)[3] una volta disse: << Injustice anywhere is a threat to justice everywhere. […] >>[4].

Per leggere tutti gli articoli della dichiarazione universale, che può anche essere scaricata come PDF in più di 500 lingue e per ulteriori informazioni è possibile visitare il sito web dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (ohchr.org).


[1] L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite è uno degli organi principali dell’ONU.

[2] Fu la politica si segregazione razziale istituita nel 1948 dal governo sudafricano. L’apartheid rimarrà in vigore fino al 1991.

[3] Pastore protestante, politico e attivista statunitense. Premio Nobel per la Pace 1964.

[4] << L’ingiustizia ovunque è una minaccia alla giustizia ovunque. […] >>.


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