Riceviamo e pubblichiamo dal Responsabile Comunicazione di Italia Viva Bologna, Rosalino Bove, le dichiarazioni del Prof. Alberto De Bernardi, Coordinatore dei cantieri tematici di Italia Viva Bologna e componente della segreteria cittadina.
Mentre da mesi assistiamo al balletto di candidati e candidate del Pd e di altre forze civiche che si libra nel vuoto pneumatico di programmi e progetti, il nostro Assessore alla cultura della Regione Emilia-Romagna, Mauro Felicori, ha messo i piedi nel piatto mettendo in luce criticità non piccole che riguardano teatri e musei – potremmo anche aggiungere biblioteche – che una certa retorica della “città migliore d’Italia” ha spesso occultato.
Per il Prof. De Bernardi, non è soltanto una riflessione sul ruolo dell’innovazione tecnologica nelle politiche culturali, che l’esperienza della pandemia ha messo in evidenza, ma è anche un laboratorio di politiche pubbliche che riguardano direttamente il Comune di Bologna.
La dichiarazione di Felicori che “nei musei non c’è praticamente tecnologia” e che “nella Pinacoteca non ci sono nemmeno le audioguide” mette in luce lo iato tra la realtà e quel futuro prossimo che spetta alla politica colmare e che fino ad adesso è stato dimenticato.
Nel sistema culturale cittadino di cui teatri, musei e biblioteche sono il perno, un tradizionalismo conservatore ha fatto progressivamente perdere per strada la necessità inderogabile dell’innovazione tecnologica, come strumento di modernizzazione e di democratizzazione dell’offerta culturale di una città “dotta” come Bologna, piena di musei, di teatri e biblioteche. Trasformare i luoghi della cultura in spazi dell’innovazione tecnologica per garantire una fruizione sempre più larga servendosi delle immense possibilità offerte dal digitale sarà uno dei punti di forza del progetto politico che IV sta elaborando per il governo di Bologna metropolitana per i prossimi dieci anni. Ovviamente per realizzare questo obiettivo, continua il dirigente di IV, servono risorse che possono derivare solo da un progetto di utilizzazione dei fondi del Recovery fund che metta al centro la città e le sue istituzioni democratiche come interlocutori privilegiati e attivi.