In questo lungo e agognato calvario a causa del Covid-19, ogni settore del nostro paese ha vissuto i momenti più bui della propria storia dal Dopoguerra, anche in questo caso contro un nemico forte, estenuante, arduo ma soprattutto invisibile.
Coloro che invece sono ben visibili sono i ragazzi e i bambini, chiamati come tutti a stringere i denti da quel lontano Marzo 2020, quando il Governo annunciava il Lockdown.
Privati della scuola in presenza, tenuti lontani dagli amici, emarginati dalle loro attività quotidiane: purtroppo per una motivata causa.
Mesi successivi in cui hanno anche loro ricominciato a vivere, a ripartire, ad accettare enormi sacrifici per riavere indietro un briciolo di normalità, o meglio, di vitalità.
Con la grande “Speranza” diffusa dal Ministro alla Salute (perdonate il gioco di parole, n.d.r.) e la grande “volontà” di quello allo Sport assieme al CTS, nel mese di Settembre lo sport italiano, specialmente a livello giovanile, dilettantistico e amatoriale, è tornato a calcare i tanti campi da gioco e le varie palestre sparse nella penisola.
È ripartito tra mille regole e innumerevoli protocolli, nuovi e aggiornati giorno dopo giorno.
Grazie poi agli immensi sforzi delle società e associazioni, la maggior parte no-profit, decine di migliaia di giovani ragazzi hanno potuto finalmente riprendere a giocare e a correre spensierati.
Lo sport rappresenta infatti per loro, per i genitori e per le rispettive società, uno degli ambienti più sani, più sicuri e più protetti del nostro Paese, soprattutto in periodo di Pandemia.
I valori sociali e psicologici di questo settore sono molteplici, basti solo pensare ai tantissimi giovani che costantemente vengono “tolti” dalle strade e inseriti all’interno del mondo sportivo.
Non bisogna poi dimenticare che tante associazioni, per lo più nei medio-piccoli Comuni, vivono e sopravvivono di questo: dei ragazzi, delle iscrizioni, dei pochi sponsor disponibili, in quanto lo Stato degna loro davvero di poca attenzione. Tante società hanno chiuso, altre si sono interrotte, molte sono riuscite a restare in piedi con generosa determinazione, passione e volontà: un risvolto che i poteri trascurano.
I ragazzi, giovani e meno giovani, e i bambini hanno bisogno dello sport, dei propri ambienti di gioco, della presenza, anche se distanziata, dei compagni e soprattutto di una serena distrazione alle tristi vicende esterne.
Questo è il vero motore dello sport, della vita giovanile, dei singoli paesi. Tutto questo insieme è il presente e il futuro allo stesso tempo. Da dove ripartire sennò?
Ecco perché questo fondamentale settore non va assolutamente fermato, bensì tutelato. Una sua chiusura rappresenterebbe un ulteriore dramma psicologico e psicofisico per chiunque. Sia per chi da mesi lotta per garantire palestre e campi pronti, nel rispetto delle normative anti-Covid; sia per chi da mesi è stato recluso in casa, lontano da qualsiasi relazione sociale. Fermare lo sport allontanerebbe ancor di più tanti ragazzi da un percorso di vita sano e sereno, dando loro la quasi impressione che non vi sia un futuro. Un nuovo stop porterebbe alla morte certa dello Sport soprattutto nei piccoli centri.
Massima attenzione e prudenza alle normative in vigore, ma anche massimo rispetto per lo Sport: il futuro dei nostri giovani, figli e nipoti passa anche da qua.
A cura di Roberto Giusti